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      <fileDesc>
         <titleStmt>
            <title>SIDDHARTHA</title>
            <author>Hermann Hesse</author>
         </titleStmt>
         <publicationStmt>
            <publisher>ADELPHI EDIZIONI S.P.A.</publisher>
            <pubPlace>Milano</pubPlace>
            <date>1975</date>
            <idno type="ISBN">9788845901843</idno>
         </publicationStmt>

         <sourceDesc>
            <listPerson>
               <person xml:id="Govinda">
                  <persName>Govinda <roleName>Monaco, amico di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Govinda è un giovane indiano, figlio di un brahmano e carissimo amico ed
                     estimatore di Siddhartha. Seguirà l'amico nel suo cammino alla ricerca di una
                     vita più autentica e delle verità più profonde. Si separeranno presso i monaci
                     di Gotama, quando Govinda deciderà di rimanere al cospetto del Buddha,
                     diventando anch'egli un monaco. I due si rincontreranno presso il fiume, quando
                     Siddhartha, il saggio barcaiolo, traghetterà l'amico.</note>
               </person>
               <person xml:id="Kamala">
                  <persName>Kamala <roleName>Cortigiana, amante di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>F</sex>
                  <note>Kamala è una cortigiana, maestra della seduzione. Siddhartha giunge da lei
                     quando è ancora un Samana e ne rimane profondamente attratto. Kamala guida
                     Siddhartha verso i piaceri mondani e tra i due nasce l’amore. Tuttavia,
                     Siddhartha si allontana da lei per proseguire il suo viaggio spirituale. Kamala
                     abbandona la vita mondana, dona il suo giardino ai monaci di Gotama e ne
                     diventa una seguace. I due si rincontrano molti anni dopo, presso il fiume in
                     cui Siddhartha si è stabilito con il barcaiolo Vasudeva, quando Kamala è in
                     punto di morte e Siddhartha incontra per la prima volta il figlio che i due
                     hanno avuto insieme.</note>
               </person>
               <person xml:id="Gotama">
                  <persName>Gotama <roleName>maestro spirituale, Buddha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Gotama è un maestro spirituale che attira molti seguaci, i cosiddetti
                     "monaci di Gotama". Siddhartha e Govinda, durante la giovinezza, ascoltano i
                     suoi insegnamenti. Tuttavia, mentre Govinda decide di diventare un monaco di
                     Gotama, Siddhartha sceglie di proseguire la sua ricerca da solo, ritenendo che
                     l'illuminazione non possa essere raggiunta attraverso insegnamenti, ma solo
                     attraverso una ricerca personale.</note>
               </person>
               <person xml:id="barcaiolo">
                  <persName>barcaiolo <roleName>barcaiolo</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il barcaiolo è una figura importante all'interno del testo. In un primo
                     momento, il termine si riferisce a Vasudeva, il barcaiolo che ospita e
                     traghetta Siddhartha quando fugge dalla vita da Samana per proseguire il suo
                     cammino. In seguito, dopo aver abbracciato la vita mondana, Siddhartha fugge
                     ancora e decide di rimanere con Vasudeva, nella capanna nei pressi del fiume,
                     diventando anch'egli barcaiolo e imparando più da quest'esperienza che dai
                     maestri incontrati lungo la via.</note>
               </person>
               <person xml:id="Siddhartha">
                  <persName>Siddhartha <roleName>protagonista</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Siddhartha è un giovane indiano, figlio di un brahmano, che, insoddisfatto
                     della società in cui vive e della vita che conduce, decide di abbandonare la
                     casa paterna per intraprendere un viaggio alla ricerca di un'esistenza più
                     autentica. Accompagnato dall'amico Govinda, Siddhartha si avventura in un
                     percorso di continua trasformazione di sé, che lo porterà a mettere in
                     discussione se stesso e le sue certezze. I due amici vivranno presso gli asceti
                     Samana, dedicandosi alla meditazione e alle privazioni fisiche, ma,
                     insoddisfatti, decideranno di riprendere il loro cammino, raggiungendo i monaci
                     del Buddha Gotama. Qui i due amici si separeranno: Govinda rimarrà con i
                     monaci, mentre Siddhartha proseguirà il proprio cammino, determinato a
                     raggiungere la saggezza in maniera autonoma, tramite la conoscenza del mondo e
                     l'esperienza. Attraverso esperienze diverse e talvolta contrastanti, entrando
                     in contatto con persone e realtà differenti, Siddhartha riuscirà infine a
                     giungere a una comprensione profonda e autentica della realtà, scoprendo verità
                     che trascendono le convenzioni sociali e spirituali a cui era stato
                     culturalmente legato.</note>
               </person>
               <person xml:id="monaco">
                  <persName>monaco <roleName>monaco</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il termine fa riferimento a Govinda.</note>
               </person>
               <person xml:id="Vasudeva">
                  <persName>Vasudeva <roleName>barcaiolo, amico e maestro di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Vasudeva è una figura centrale nel testo. È l'umile barcaiolo che
                     traghetterà più volte Siddhartha da una sponda all’altra del fiume e che
                     diventerà il suo maestro più importante. Siddhartha incontra questo personaggio
                     per la prima volta quando fugge dalla vita da Samana, e poi di nuovo, quando,
                     stanco della vita mondana, decide di riprendere il suo pellegrinaggio alla
                     ricerca della saggezza. Il barcaiolo rappresenta dunque una figura di
                     transizione nel percorso del protagonista. Vasudeva accoglierà Siddhartha nella
                     sua capanna e lo accompagnerà nella sua ricerca, insegnandogli l'arte di
                     ascoltare il fiume, che diventa simbolo dell'universale (nel fiume risuonano
                     tutte le voci). Siddhartha vedrà in Vasudeva l'Eterno.</note>
               </person>
               <person xml:id="Brahma">
                  <persName>Brahma <roleName>divinità</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Nella religione induista, Brahma è il dio della creazione e colui che ne
                     preserva l'unità. Nel romanzo, Brahma non rappresenta solo la creazione, ma
                     incarna anche la dualità intrinseca dell’esistenza: la vita e la morte, il
                     tempo e l’eternità. Questi concetti si legano al percorso spirituale di
                     Siddhartha, che arriverà a comprendere l’interconnessione tra l’uomo, la natura
                     e il cosmo: l'anima divina diffusa nell'universo.</note>
               </person>
               <person xml:id="Buddha">
                  <persName>Buddha <roleName>Fondatore del buddhismo</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il Buddha è il fondatore del Buddhismo e, nel romanzo, coincide con Gotama,
                     il saggio che ha raggiunto il Nirvana. Siddhartha e Govinda lo incontrano
                     durante il periodo in cui vivono con i Samana. Sebbene entrambi riconoscano la
                     grandezza e la serenità di Gotama, Siddhartha sceglie di non seguirlo come
                     discepolo, convinto che la saggezza non possa essere trasmessa attraverso
                     insegnamenti, ma raggiunta attraverso un percorso di ricerca personale e
                     diretta.</note>
               </person>
               <person xml:id="Krishna">
                  <persName>Krishna <roleName>Divinità</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Krishna è venerato come divinità autonoma e come ottavo avatar
                     (incarnazione) del dio supremo Vishnu, manifestatosi per ristabilire l’armonia
                     e la giustizia nel mondo. Incarnando la bellezza, la saggezza e l'amore
                     incondizionato, Krishna rappresenta l’equilibrio tra il divino e il terreno.
                     Come dio della conservazione, è responsabile di mantenere l’ordine cosmico e di
                     proteggere il dharma (l'ordine morale e i doveri ad esso associati). Krishna è
                     anche visto come il protettore dei giusti e dei deboli, nonché un guerriero
                     divino, capace di guidare con saggezza e forza.</note>
               </person>
               <person xml:id="Agni">
                  <persName>Agni <roleName>Divinità</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Agni è una divinità di grande rilevanza nel pantheon induista. È considerato
                     il dio del fuoco sacro e un mediatore tra il divino e l'umano. Il fuoco,
                     infatti, è un elemento centrale nei riti, visto come un potente purificatore
                     che eleva l'uomo dalla mortalità all'immortalità. Per questa ragione, Agni è
                     anche associato al ciclo della vita e della morte, simboleggiando la
                     trasformazione e il rinnovamento.</note>
               </person>
               <person xml:id="vecchio">
                  <persName>vecchio <roleName>barcaiolo</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il termine si riferisce a Siddhartha, ormai barcaiolo.</note>
               </person>
               <person xml:id="cortigiana">
                  <persName>cortigiana <roleName>maestra di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>F</sex>
                  <note>Il termine si riferisce a Kamala</note>
               </person>
               <person xml:id="mercante">
                  <persName>ricco mercante <roleName>maestro di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il termine si riferisce a Kamaswami, il ricco mercante con cui Siddhartha
                     entra in contatto in città.</note>
               </person>
               <person xml:id="discepolo">
                  <persName>discepolo <roleName>maestro di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il termine si riferisce a un discepolo del Buddha che fu maestro di
                     Siddhartha durante il suo cammino.</note>
               </person>
               <person xml:id="predecessore">
                  <persName>predecessore <roleName>maestro di Siddhartha</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il termine si riferisce a Vasudeva</note>
               </person>
               <person xml:id="Sublime">
                  <persName>Sublime <roleName>divinità</roleName>
                  </persName>
                  <sex>M</sex>
                  <note>Il termine si riferisce a Buddha.</note>
               </person>
            </listPerson>

            <listPlace>
               <place xml:id="fiume">
                  <placeName>fiume</placeName>
                  <note>Il fiume è un luogo importante all'interno del romanzo. È un luogo in cui il
                     protagonista tornerà più volte, conoscerà una figura importante (Vasudeva) e in
                     cui, alla fine, si stabilirà, cessando il suo cammino. </note>
               </place>
               <place xml:id="boschetto">
                  <placeName>boschetto</placeName>
                  <note>Il boschetto appartenuto un tempo a Kamala, donato dalla stessa ai monaci di
                     Gotama. Si tratta dello stesso luogo in cui Siddhartha vide per la prima volta
                     la donna.</note>
               </place>
               <place xml:id="capanna">
                  <placeName>capanna</placeName>
                  <note>La capanna appartenuta un tempo a Vasudeva, ora di Siddhartha. È proprio
                     nella capanna del barcaiolo che si arresterà il pellegrinaggio del
                     protagonista.</note>
               </place>
               <place xml:id="foresta">
                  <placeName>foresta</placeName>
                  <note>Nel romanzo, la foresta è un luogo fondamentale che simboleggia il percorso
                     spirituale del protagonista. Siddhartha si addentra nella foresta per la prima
                     volta quando decide di abbandonare la casa paterna per seguire la dottrina dei
                     Samana e condurre una vita di rinuncia ai piaceri terreni. In questa fase, la
                     foresta rappresenta il distacco di Siddhartha dalla vita mondana e l’inizio
                     della sua ricerca. Successivamente, Siddhartha abbandonerà i Samana e, dopo
                     aver vissuto molteplici esperienze, tra cui il ritorno alla vita mondana,
                     tornerà nuovamente alla foresta. Questa volta, però, la foresta diventa il
                     simbolo della rinascita del protagonista, un luogo di profonda comprensione
                     dell’esistenza come accettazione della vita in tutte le sue forme.</note>
               </place>
            </listPlace>

            <listOrg>
               <org xml:id="discepolidiGotama">
                  <orgName>discepoli di Gotama</orgName>
                  <note>Con "discepoli di Gotama" si fa riferimento ai seguaci del maestro Gotama,
                     di cui fecero parte anche Siddhartha e Govinda</note>
               </org>
               <org xml:id="monacidiGotama">
                  <orgName>monaci di Gotama</orgName>
                  <note>Con "monaci di Gotama" si fa riferimento ai seguaci del maestro Gotama, di
                     cui fecero parte anche Siddhartha e Govinda</note>
               </org>
               <org xml:id="penitenti">
                  <orgName>penitenti</orgName>
                  <note>Fa riferimento agli asceti Samana</note>
               </org>
               <org xml:id="giocatorididadi">
                  <orgName>giocatori di dadi</orgName>
                  <note>Fa riferimento ai giocatori d'azzardo che Siddhartha incontra in città e che
                     gli furono maestri</note>
               </org>
            </listOrg>

            <listObject>
               <object xml:id="Regola">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>Regola</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>l'insieme degli insegnamenti e delle pratiche che Govinda ha dovuto
                     apprendere e seguire in quanto monaco.</note>
               </object>
               <object xml:id="Om">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>Om</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>Preghiera dell'induismo.</note>
               </object>
               <object xml:id="Samsara">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>Samsara</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>Il termine Samsara si riferisce al concetto di ciclo di vita, morte e
                     reincarnazione, presente in diverse religioni indiane. E' strettamente legato
                     al concetto di karma secondo cui ogni azione compiuta dall'individuo si
                     riflette nella prossima rinascita.</note>
               </object>
               <object xml:id="Nirvana">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>Nirvana</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>Nell'induismo, il Nirvana rappresenta la liberazione dell'anima dal ciclo di
                     reincarnazione e sofferenza. È un concetto cruciale nella religione induista,
                     in quanto indica la realizzazione della vera natura dell'essere e la fusione
                     dell'uomo con l'universo.</note>
               </object>
               <object xml:id="fiume_object">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>fiume</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>Il fiume è fondamentale perché, oltre ad essere un luogo importante
                     all'interno del romanzo (e dunque un elemento del paesaggio), rappresenta
                     un'entità che potremmo definire viva, un maestro che custodisce le verità
                     ultime. Il primo a intuire questa caratteristica del fiume è Vasudeva, che poi
                     aiuterà Siddhartha a imparare ad ascoltarlo. Il fiume ha diversi significati:
                     simboleggia lo scorrere inarrestabile della vita, un viaggio continuo e in
                     evoluzione verso la scoperta di sé; rappresenta la voce della natura, la via
                     verso la conoscenza autentica, al di là delle parole e delle dottrine umane
                     (come si intende dal discorso tra Siddhartha e Govinda); con il suo eterno
                     scorrere rappresenta l'illusorietà del tempo e la ciclicità del tutto, sarà
                     proprio questo aspetto del fiume a portare Siddhartha alla consapevolezza
                     dell'unità del tutto.</note>
               </object>
               <object xml:id="pietra">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>pietra</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>Oggetto che Siddhartha usa nel tentativo di spiegare all'amico il suo
                     pensiero.</note>
               </object>
               <object xml:id="Brahman">
                  <objectIdentifier>
                     <objectName>Brahman</objectName>
                  </objectIdentifier>
                  <note>Il termine sanscrito Brahman indica l'unità cosmica da cui tutto
                     procede</note>
               </object>
            </listObject>
         </sourceDesc>
      </fileDesc>
   </teiHeader>
   <text>
      <body>
         <pb/>
         <head>
            <title> Govinda </title>
         </head>
         <p> Con altri monaci s'indugiava un giorno <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>,
            durante un riposo nel <placeName ref="#boschetto">boschetto</placeName> di cui la
            cortigiana <persName ref="#Kamala">Kamala</persName> aveva fatto dono ai <orgName
               ref="#discepolidiGotama">discepoli di <persName ref="#Gotama"
               >Gotama</persName></orgName>. Aveva sentito parlare di un <persName ref="#barcaiolo"
               >barcaiolo</persName> che abitava presso il <placeName ref="#fiume"
            >fiume</placeName>, a una giornata di cammino, e che da molti era ritenuto un saggio.
            Quando <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> riprese il suo cammino, scelse la via
            che portava al traghetto, desideroso di vedere questo <persName ref="#barcaiolo"
               >barcaiolo</persName>. Poiché, sebbene egli fosse vissuto tutta la vita secondo la
               <objectName ref="#Regola">Regola</objectName> e fosse considerato con rispetto anche
            dai monaci più giovani per la sua età e per la sua modestia, pure non erano spente nel
            suo cuore l'irrequietezza e l'ansia della ricerca. </p>
         <p> Venne dunque al <placeName ref="#fiume">fiume</placeName>, pregò il <persName
               ref="#vecchio">vecchio</persName> che lo traghettasse, e quando scesero dalla barca,
            sull'altra sponda gli disse: «Tu hai dimostrato molta bontà verso noi monaci e
            pellegrini, molti di noi hai già traghettato. Non sei anche tu, o <persName
               ref="#barcaiolo">barcaiolo</persName>, uno che cerca la retta via?». </p>
         <p> Parlò <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, e i suoi vecchi occhi eran
            tutto un sorriso: «Come, tu ti dici uno che cerca, o venerabile, eppure sei già avanti
            negli anni, e porti l'abito dei <orgName ref="#monacidiGotama">monaci di <persName
                  ref="#Gotama">Gotama</persName></orgName>?». </p>
         <p> «Son vecchio, sì» disse <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> «ma di cercare non
            ho mai tralasciato. E mai cesserò di cercare, questo mi sembra il mio destino. Ma tu
            pure hai cercato, così mi pare. Vuoi dirmi una parola, o degnissimo?». </p>
         <p> Disse <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>: «Che cosa dovrei mai dirti,
            io, o venerabile? Forse questo, che tu cerchi troppo? Che tu non pervieni a trovare per
            il troppo cercare?». </p>
         <p> «Come dunque?» chiese <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>. </p>
         <p> «Quando qualcuno cerca,» rispose <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>
            «allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa,
            fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovar nulla, non possa assorbir
            nulla in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché
            è posseduto dal suo scopo. Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa:
            esser libero, restare aperto, non aver scopo. Tu, venerabile, sei forse di fatto uno che
            cerca, poiché, perseguendo il tuo scopo, non vedi tante cose che ti stanno davanti agli
            occhi». </p>
         <p> «Non capisco ancora completamente» disse <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>
            interrogativo. «Che intendi dire con ciò». </p>
         <p> Parlò <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>: «Un tempo, o venerabile, tanti
            anni fa, tu passasti già un'altra volta presso questo <placeName ref="#fiume"
               >fiume</placeName>, e vi trovasti un uomo addormentato, e ti sedesti accanto a lui
            per proteggerne il sonno. Ma quell'uomo che dormiva, o <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName>, tu non l'hai riconosciuto». </p>
         <p> Stupito, come incantato, il <persName ref="#monaco">monaco</persName> fissò il
               <persName ref="#barcaiolo">barcaiolo</persName> negli occhi. </p>
         <p> «Tu sei <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>?» chiese timidamente. «Anche
            questa volta non t'avrei riconosciuto! Di cuore ti saluto, <persName ref="#Siddhartha"
               >Siddhartha</persName>! Di cuore mi rallegro di rivederti! Tu sei molto mutato,
            amico! E così, ora sei diventato <persName ref="#barcaiolo">barcaiolo</persName>?». </p>
         <p>
            <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> rise affettuosamente. «Ma sì,
               <persName ref="#barcaiolo">barcaiolo</persName>. Tanti, <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName>, hanno bisogno di molti cambiamenti, devono portare ogni sorta
            d'abiti, e io sono uno di quelli, amico. Sii benvenuto, <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName>, e resta questa notte nella mia <placeName ref="#capanna"
               >capanna</placeName>». </p>
         <p>
            <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> passò la notte nella <placeName
               ref="#capanna">capanna</placeName> e dormì sul giaciglio ch'era stato un tempo il
            giaciglio di <persName ref="#Vasudeva">Vasudeva</persName>. Molte domande rivolse
            all'amico della sua giovinezza, molto gli dovette raccontare <persName ref="#Siddhartha"
               >Siddhartha</persName> della propria vita. </p>
         <p> Il mattino seguente, quando per lui fu ora di riprendere il cammino, <persName
               ref="#Govinda">Govinda</persName> disse, non senza esitazione, queste parole: «Prima
            che io continui il mio pellegrinaggio, <persName ref="#Siddhartha"
            >Siddhartha</persName>, permettimi ancora una domanda. Hai tu una dottrina? Hai una fede
            o una scienza che tu segua, che ti aiuti a vivere e a ben fare?». </p>
         <p> Parlò <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>: «Tu sai, amico, che già da
            giovane, allora, quando vivevamo fra i <orgName ref="#penitenti"> penitenti </orgName>
            nel bosco, io ero pervenuto a diffidare delle dottrine e dei maestri e ad allontanarmi
            da loro. Sono rimasto allo stesso punto. Tuttavia ho avuto dopo d'allora molti maestri.
            Una bella <persName ref="#cortigiana">cortigiana</persName> è stata per lungo tempo mia
            maestra, e un ricco <persName ref="#mercante">mercante</persName> fu mio maestro, nonché
            alcuni <orgName ref="#giocatorididadi">giocatori di dadi</orgName>. Una volta anche un
               <persName ref="#discepolo">discepolo</persName> del <persName ref="#Buddha"
               >Buddha</persName> in pellegrinaggio fu mio maestro; egli mi sedette accanto, durante
            il mio sonno nel bosco, interrompendo il suo andare. Anche da lui ho appreso, anche a
            lui sono riconoscente, molto riconoscente. Ma soprattutto ho imparato qui, da questo
               <objectName ref="#fiume_object">fiume</objectName>, e dal mio <persName
               ref="#predecessore">predecessore</persName>, il<persName ref="#barcaiolo"
               >barcaiolo</persName>
            <persName ref="#Vasudeva">Vasudeva</persName>. Era un uomo molto semplice, <persName
               ref="#Vasudeva">Vasudeva</persName>, non era un filosofo; ma sapeva ciò che occorre
            sapere, tanto bene quanto <persName ref="#Gotama">Gotama</persName>, era un Perfetto, un
            santo». </p>
         <p> Disse <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>: «Ancor sempre, <persName
               ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, tu ami un poco lo scherzo, a quel che vedo.
            Io ti credo, e so che non hai seguito nessun maestro. Ma non hai tu stesso trovato, se
            non una dottrina, almeno alcuni pensieri, alcuni princìpi fondamentali che ti son propri
            e che ti aiutano a vivere? Se tu mi volessi dire qualcosa di ciò riempiresti di gioia il
            mio cuore». </p>
         <p> Rispose <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>: «Ho avuto pensieri, sì, e
            princìpi, e come! Tante volte ho sentito in me il sapere, per un'ora o per un giorno
            così come si sente la vita nel proprio cuore. Molti pensieri furono quelli, ma mi
            sarebbe difficile fartene parte. Vedi, <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>,
            questo è uno dei miei pensieri, di quelli che ho trovato io: la saggezza non è
            comunicabile. La saggezza che un sapiente tenta di comunicare ad altri, ha sempre un
            suono di pazzia». </p>
         <p> «Vuoi scherzare?» chiese <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>. </p>
         <p> «Non scherzo. Dico quel che ho trovato. La scienza si può comunicare, ma la saggezza
            no. Si può trovarla, si può viverla, si può farsene portare, si possono fare miracoli
            con essa, ma dirla e insegnarla non si può. Questo era ciò che da giovane avevo più
            d'una volta presentito e che mi ha tenuto lontano dai maestri. Ho trovato un pensiero,
               <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>, che tu riterrai di nuovo uno scherzo o
            una pazzia, ma che è il migliore di tutti i miei pensieri. Ed è questo: d'ogni verità
            anche il contrario è vero! In altri termini: una verità si lascia enunciare e tradurre
            in parole soltanto quando è unilaterale. E unilaterale è tutto ciò che può essere
            concepito in pensieri ed espresso in parole, tutto unilaterale, tutto dimidiato, tutto
            privo di totalità, di sfericità, di unità. Quando il <persName ref="#Sublime"
               >sublime</persName>
            <persName ref="#Gotama">Gotama</persName> nel suo insegnamento parlava del mondo, era
            costretto a dividerlo in <objectName ref="#Samsara">samsara</objectName> e <objectName
               ref="#Nirvana">nirvana</objectName>, in illusione e verità, sofferenza e liberazione.
            Non si può far diversamente, non c'è altra via per chi vuol insegnare. Ma il mondo in
            sé, ciò che esiste intorno a noi e in noi, non è mai unilaterale. Mai un uomo, o un
            atto, è tutto <objectName ref="#Samsara">samsara</objectName> o tutto <objectName
               ref="#Nirvana">nirvana</objectName>, mai un uomo è interamente santo o interamente
            peccatore. Sembra così, perché noi siamo soggetti all'illusione che il tempo sia
            qualcosa di reale. Il tempo non è reale, <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>;
            questo io l'ho appreso ripetutamente, in più di un'occasione. E se il tempo non è reale,
            allora anche la discontinuità che sembra esservi tra il mondo e l'eternità, tra il male
            e il bene, è un'illusione». </p>
         <p> «Ma come?» chiese <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> ansiosamente.</p>
         <p> «Ascolta, caro, ascolta bene! Il peccatore ch'io sono e che tu sei è peccatore, sì, ma
            un giorno sarà di nuovo <persName ref="#Brahma">Brahma</persName>, un giorno raggiungerà
            il <objectName ref="#Nirvana">nirvana</objectName>, sarà <persName ref="#Buddha"
               >Buddha</persName>. E ora vedi: questo "un giorno" è illusione, è mero simbolo! Il
            peccatore non è in cammino per diventare <persName ref="#Buddha">Buddha</persName>, non
            è coinvolto in un processo evolutivo, sebbene il nostro pensiero non sappia
            rappresentarsi le cose diversamente. No, nel peccatore è, già ora, oggi stesso, il
            futuro <persName ref="#Buddha">Buddha</persName>, il suo avvenire è già tutto presente,
            tu devi venerare in lui, in te, in ognuno il <persName ref="#Buddha">Buddha</persName>
            potenziale, il <persName ref="#Buddha">Buddha</persName> in divenire, il <persName
               ref="#Buddha">Buddha</persName> nascosto. Il mondo, caro <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName>, non è imperfetto, o impegnato in una lunga via verso la
            perfezione: no, è perfetto in ogni istante, ogni peccato porta già in sé la grazia,
            tutti i bambini portano già in sé la vecchiaia, tutti i lattanti la morte, tutti i
            morenti la vita eterna. Non è concesso all'uomo di scorgere a che punto della propria
            strada sia il suo simile: nel brigante e nel giocatore di dadi si cela il <persName
               ref="#Buddha">Buddha</persName>, nel brahmano si cela il brigante. La meditazione
            profonda consente la possibilità di abolire il tempo, di vedere in contemporaneità tutto
            ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà, e qui tutto è bene, tutto è perfetto, tutto è
               <objectName ref="#Brahman">Brahman</objectName>. Per questo a me par buono tutto ciò
            che esiste, la vita come la morte, il peccato come la santità, l'intelligenza come la
            stoltezza, tutto dev'essere così, tutto richiede solamente il mio accordo, la mia buona
            volontà, la mia amorosa comprensione, e così per me tutto è bene, nulla mi può far male.
            Ho appreso, nell'anima e nel corpo, che avevo molto bisogno del peccato, avevo bisogno
            della voluttà, dell'ambizione al possesso, della vanità, e avevo bisogno della più
            ignominiosa disperazione, per imparare la rinuncia a resistere, per imparare ad amare il
            mondo, per smettere di confrontarlo con un certo mondo immaginato, desiderato da me, con
            una specie di perfezione da me escogitata, ma per lasciarlo, invece, così com'è, e
            amarlo e appartenergli con gioia. Tali, o <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>,
            sono alcuni dei pensieri che mi sono venuti in mente». </p>
         <p>
            <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> si chinò, alzò una <objectName
               ref="#pietra">pietra</objectName> da terra e la soppesò sulla mano. </p>
         <p> «Questa» disse giocherellando «è una <objectName ref="#pietra">pietra</objectName>, e
            forse, entro un determinato tempo, sarà terra, e di terra diventerà pianta, o bestia, o
            uomo. Bene, un tempo io avrei detto: "Questa <objectName ref="#pietra"
               >pietra</objectName> è soltanto una <objectName ref="#pietra">pietra</objectName>,
            non vale niente, appartiene al mondo di Maya: ma poiché forse nel ciclo delle rinascite
            può anche diventare uomo e spirito, per questo io attribuisco anche a lei un pregio".
            Così avrei pensato un tempo. Ma oggi invece penso: questa <objectName ref="#pietra"
               >pietra</objectName> è <objectName ref="#pietra">pietra</objectName>, ed è anche
            animale, è anche dio, è anche <persName ref="#Buddha">Buddha</persName>, io l'amo e la
            onoro non perché un giorno o l'altro potrebbe diventare questo o quello, ma perché essa
            è, ed è sempre stata, tutto; e appunto questo fatto, che sia <objectName ref="#pietra"
               >pietra</objectName>, che ora mi appaia come <objectName ref="#pietra"
               >pietra</objectName>, proprio questo fa sì che io l'ami, e veda un senso e un valore
            in ognuna delle sue venature e cavità, nel giallo, nel grigio, nella durezza, nel suono
            che emette quando la colpisco, nell'aridità e nella umidità della sua superficie. Ci
            sono pietre che al tatto hanno un che di oleoso, o la consistenza del sapone, e altre
            che paiono foglie, altre sabbia, e ognuna è speciale e prega l'<objectName ref="#Om"
               >Om</objectName> a modo suo, ognuna è <objectName ref="#Brahman"
            >Brahman</objectName>, ma nello stesso tempo e in pari misura è <objectName
               ref="#pietra">pietra</objectName>, è oleosa o grassa come sapone, e appunto questo mi
            piace e mi sembra meraviglioso e degno di adorazione. Ma non farmi più dir altro di ciò.
            Le parole non rendono un buon servigio al significato segreto, tutto risulta sempre un
            po' diverso quando lo si esprime a parole, un po' falsato, un po' folle, sì, e anche
            questo è assai bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente
            d'accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d'un uomo suoni sempre un po' folle alle
            orecchie altrui».</p>
         <p>
            <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> ascoltava in silenzio. </p>
         <p> «Perché mi hai detto della <objectName ref="#pietra">pietra</objectName>?» chiese, dopo
            una pausa, esitando.</p>
         <p> «E' stato senza premeditazione. O forse per dire che appunto la <objectName
               ref="#pietra">pietra</objectName>, e il <objectName ref="#fiume_object"
               >fiume</objectName>, e tutte queste cose dalle quali possiamo imparare, io le amo.
            Posso amare una <objectName ref="#pietra">pietra</objectName>, <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName>, e anche un albero o un pezzo di corteccia. Queste sono cose, e
            le cose si possono amare. Ma le parole non le posso amare. Ecco perché le dottrine non
            contano nulla per me: non sono né dure né morbide, non hanno colore, non hanno spigoli,
            non hanno odore, non hanno sapore, non hanno null'altro che parole. Forse è questo ciò
            che impedisce di trovar la pace: le troppe parole. Poiché anche liberazione e virtù,
            anche <objectName ref="#Samsara">samsara</objectName> e <objectName ref="#Nirvana"
               >nirvana</objectName> sono mere parole, <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>.
            Non c'è nessuna cosa che sia il <objectName ref="#Nirvana">nirvana</objectName>, esiste
            solo la parola <objectName ref="#Nirvana">nirvana</objectName>».</p>
         <p> Disse <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>: «Il <objectName ref="#Nirvana"
               >nirvana</objectName> non è soltanto una parola, amico mio. È un pensiero».</p>
         <p>
            <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> continuò: «Un pensiero, sia pure. Devo
            confessarti, mio caro, che non faccio una gran distinzione tra pensieri e parole. Per
            dirtela schietta, neanche i pensieri tengo in gran conto. Apprezzo di più le cose. Qui a
            questo traghetto, per esempio, ci fu, mio <persName ref="predecessore"
               >predecessore</persName> e maestro, un uomo, un sant'uomo, che per tanti anni
            credette semplicemente nel <objectName ref="#fiume_object">fiume</objectName> e in
            nient'altro. Egli aveva notato che la voce del <objectName ref="#fiume_object"
               >fiume</objectName> gli parlava, e da quella imparò, fu essa a educarlo e a
            istruirlo, il <objectName ref="#fiume_object">fiume</objectName> gli pareva un dio, e
            per tanti anni egli non seppe che ogni brezza, ogni nuvola, ogni uccello, ogni
            coleottero è altrettanto divino e può essere altrettanto saggio e istruttivo quanto il
            venerato <objectName ref="#fiume_object">fiume</objectName>. Ma quando quel santo se ne
            andò nella <placeName ref="#foresta">foresta</placeName> sapeva già tutto, sapeva più di
            te e di me, senza maestri, senza libri, solo perché aveva avuto fede nel <objectName
               ref="#fiume">fiume</objectName>».</p>
         <p>
            <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> disse: «Ma ciò che tu chiami "cose", è forse
            alcunché di reale, di essenziale? Non è soltanto illusione di Maya, soltanto immagine e
            apparenza? La tua <objectName ref="#pietra">pietra</objectName>, il tuo albero, il tuo
               <objectName ref="#fiume_object">fiume</objectName>...sono davvero realtà?».</p>
         <p> «Anche questo» disse <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> «non mi
            preoccupa molto. Siano o non siano le cose apparenza, sono apparenza anch'io, e quindi
            esse sono sempre miei simili. Questo è ciò che me le rende così care e rispettabili:
            sono miei simili. Per questo posso amarle. Ed eccoti ora una dottrina della quale
            riderai: l'amore, o <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>, mi sembra di tutte la
            cosa principale. Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere il compito dei
            grandi filosofi. Ma a me importa solo di poter amare il mondo, di non disprezzarlo, di
            non odiare il mondo e me; a me importa solo di poter considerare il mondo, e me e tutti
            gli esseri con amore, ammirazione e rispetto».</p>
         <p> «Questo lo capisco» disse <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>. «Ma appunto in
            ciò egli, il <persName ref="#Sublime">Sublime</persName>, riconobbe un inganno. Egli
            prescrisse la benevolenza, il riguardo, la compassione, l'indulgenza, ma non l'amore;
            egli ci proibì di vincolare il nostro cuore nell'amore di cose terrene».</p>
         <p> «Lo so» disse <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, e il suo sorriso
            rifulgeva d'oro. «Lo so, <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>. E, vedi, qui noi
            siamo nel pieno groviglio delle opinioni, in piena disputa sulle parole. Poiché io non
            posso negare che le mie parole sull'amore siano in contrasto, in apparente contrasto,
            con le parole di <persName ref="#Gotama">Gotama</persName>. Appunto per questo diffido
            tanto delle parole, perché so che questo contrasto è illusorio. So che son d'accordo con
               <persName ref="#Gotama">Gotama</persName>. Come potrebbe non conoscere l'amore, lui
            che ha riconosciuto nella sua caducità, nella sua nullità l'intera condizione umana, e
            che pure ha tanto amato gli uomini da impiegare tutta una lunga vita laboriosa
            unicamente a soccorrerli, ad ammaestrarli! Anche in lui, nel tuo grande maestro, mi son
            più care le cose che le parole, la sua vita e le sue azioni più che i suoi discorsi:
            sono più importanti i gesti della sua mano che le sue opinioni. Non nella parola, non
            nel pensiero, vedo la sua grandezza, ma nella vita, nell'azione».</p>
         <p> Tacquero a lungo i due vecchi. Poi <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> parlò,
            mentre s'inchinava per prendere congedo: «Ti ringrazio, <persName ref="#Siddhartha"
               >Siddhartha</persName>, di avermi rivelato qualcosa dei tuoi pensieri. Sono pensieri
            strani, in parte, e non tutti mi sono riusciti immediatamente chiari. Ma comunque sia,
            ti ringrazio, e ti auguro giorni di pace».</p>
         <p> (Ma in segreto pensava: Questo <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> è un
            uomo stupefacente, esprime pensieri che destano meraviglia, e la sua dottrina ha una
            nota di follia. Ben altrimenti suona la pura dottrina del <persName ref="Sublime"
               >Sublime</persName>, più chiara, più pura, più comprensibile, e non contiene nulla di
            strano, di folle o di ridicolo. Ma ben differenti dai suoi pensieri mi sembrano le mani
            e i piedi di <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, i suoi occhi, la fronte,
            il respiro, il sorriso, il modo di salutare, l'andatura. Mai più, dacché il nostro
               <persName ref="#Sublime">sublime</persName>
            <persName ref="#Gotama">Gotama</persName> entrò nel <objectName ref="#Nirvana"
               >nirvana</objectName>, mai più ho incontrato un uomo del quale sentissi così
            distintamente: costui è un santo! Soltanto lui, questo <persName ref="#Siddhartha"
               >Siddhartha</persName> mi ha fatto tale impressione. La sua dottrina può essere
            strana, folli possono suonare le sue parole, ma il suo sguardo e la sua mano, la sua
            pelle e i suoi capelli, tutto in lui irradia una purezza, una pace, irradia una serenità
            e mitezza e santità, quale non ho mai visto in nessun uomo dopo la morte del nostro
               <persName ref="#Sublime">sublime</persName> maestro).</p>
         <p> Mentre <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> svolgeva questi pensieri, e una
            contraddizione si dibatteva nel suo cuore, l'amore lo trasse a inchinarsi ancora una
            volta verso <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>. Questi sedeva
            tranquillamente, e <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> gli fece un profondo
            inchino. </p>
         <p> «<persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>,» disse «tutti e due siamo diventati
            vecchi. Difficilmente ci rivedremo ancora in questa forma umana. Vedo, amico, che tu hai
            trovato la pace. Io riconosco di non averla trovata. Dimmi ancora una parola, o
            degnissimo amico, dammi qualcosa che io possa afferrare, che io possa comprendere! Dammi
            qualcosa che mi accompagni nel mio cammino. Spesso è gravoso il mio cammino, e spesso
            oscuro, <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>».</p>
         <p>
            <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> taceva e lo guardava con quel suo
            sorriso tranquillo, sempre uguale. <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> lo
            guardava fisso in volto, con ansia, con desiderio. La sofferenza d'un eterno cercare era
            scritta nel suo sguardo, la sofferenza d'un eterno non trovare. </p>
         <p>
            <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> se ne avvide e sorrise.</p>
         <p> «Chinati verso me!» sussurrò piano all'orecchio di <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName>. «Chinati verso di me! Così, ancora più vicino! proprio vicino!
            Baciami sulla fronte, <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>!».</p>
         <p> Ma mentre <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> obbediva alle sue parole,
            meravigliato, eppure attratto dal grande amore e da una specie di presentimento, e si
            accostava a lui e gli sfiorava la fronte con le labbra, gli accadde qualcosa di
            prodigioso. Mentre i suoi pensieri ancora indugiavano sulle sorprendenti parole di
               <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, mentre egli ancora si sforzava
            invano, e con una certa riluttanza, di pensare l'abolizione del tempo, d'immaginarsi
               <objectName ref="#Nirvana">nirvana</objectName> e <objectName ref="#Samsara"
               >samsara</objectName> come una cosa sola, mentre perfino un certo disprezzo per le
            parole dell'amico combatteva in lui con un amore e un rispetto sconfinati, ecco quel che
            gli accadde: </p>
         <p> Non vide più il volto del suo amico <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>,
            vedeva invece altri volti, molti, una lunga fila, un fiume di volti, centinaia, migliaia
            di volti, che venivano e passavano, tutti, e pure sembravano esser lì tutti insieme, e
            tutti si mutavano e rinnovavano continuamente, eppure erano tutti <persName
               ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>. Vide il volto d'un pesce, una carpa con la
            bocca spalancata in un dolore infinito, un pesce in agonia, con gli occhi morenti — vide
            il volto d'un bimbo appena nato, rosso e pieno di rughe, contratto nel pianto — vide il
            volto d'un assassino, e vide costui piantare un coltello nella pancia d'un uomo — vide,
            nello stesso istante, questo malfattore incatenato e in ginocchio davanti al boia, che
            gli mozzava la testa con un colpo di spada— vide i corpi di uomini e donne nudi, in atti
            e tenzoni d'un frenetico amore — vide cadaveri distesi, tranquilli, freddi, vuoti — vide
            teste d'animali, di cinghiali, di coccodrilli, d'elefanti, di tori, d'uccelli — vide
            dèi, vide <persName ref="#Krishna">Krishna</persName>, vide <persName ref="#Agni"
               >Agni</persName> — vide tutte queste immagini e tutti questi volti mescolati in mille
            reciproci rapporti, ognuno aiutare gli altri, amarli, odiarli, distruggerli,
            rigenerarli, ognuno con un desiderio di morte, ognuno testimonianza appassionatamente
            dolorosa della caducità, eppure nessuno moriva, ognuno si trasformava soltanto, veniva
            un'altra volta generato, riceveva un volto sempre nuovo, senza che vi fosse però un
            intervallo di tempo fra l'uno e l'altro volto — e tutte queste immagini e questi volti
            giacevano, fluivano, si generavano, galleggiavano e rifluivano l'uno nell'altro, e sopra
            tutti v'era costantemente qualcosa di sottile, d'impalpabile, eppure reale, come un
            vetro o un ghiaccio sottile, interposto, come una pellicola trasparente, un guscio o una
            forma o una maschera d'acqua, e questa maschera sorrideva, e questa maschera era il
            volto sorridente di <persName ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, che egli,
               <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>, proprio in quell'istante sfiorava con le
            labbra. E, così parve a <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>, questo sorriso
            della maschera, questo sorriso dell'unità sopra il fluttuare delle forme, questo sorriso
            della simultaneità sopra le migliaia di nascite e di morti, questo sorriso di <persName
               ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName> era appunto il medesimo, era esattamente
            l'identico, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio,
            multiforme sorriso di <persName ref="#Gotama">Gotama</persName>, il <persName
               ref="#Buddha">Buddha</persName>, quale egli stesso l'aveva visto centinaia di volte
            con venerazione. Così — questo <persName ref="#Govinda">Govinda</persName> lo sapeva —,
            così sorridono i Perfetti.</p>
         <p> Senza più sapere se esistesse il tempo, se quella visione fosse durata un secondo o un
            secolo, senza più sapere se esistessero un <persName ref="#Siddhartha"
               >Siddhartha</persName>, un <persName ref="#Gotama">Gotama</persName>, un Io o un Tu,
            ferito nel più profondo dell'animo come da una saetta divina, la cui ferita fosse tutta
            dolcezza, preso per incanto e sciolto nell'intimo suo, <persName ref="#Govinda"
               >Govinda</persName> rimase ancora un poco chinato sul tranquillo volto di <persName
               ref="#Siddhartha">Siddhartha</persName>, che aveva giust'appunto baciato, ch'era
            stato giust'appunto teatro di tutte quelle immagini, di tutto quel divenire, di tutto
            quell'essere. Il volto era immutato, dopo che la profondità del multiforme s'era
            richiusa sotto la sua superficie, ed egli sorrideva tranquillo, sorrideva dolce e
            sommesso, forse molto benignamente, forse molto schernevole, proprio come aveva sorriso
            Lui, il <persName ref="#Sublime">Sublime</persName>.</p>
         <p> Profondamente s'inchinò <persName ref="#Govinda">Govinda</persName>, sul suo vecchio
            viso corsero lacrime, delle quali egli nulla sapeva, come un fuoco arse nel suo cuore il
            sentimento del più intimo amore, della più umile venerazione. Profondamente egli
            s'inchinò, fino a terra, davanti all'uomo che sedeva immobile e il cui sorriso gli
            ricordava tutto ciò che egli avesse mai amato in vita sua, tutto ciò che nella vita gli
            fosse mai stato prezioso e sacro. </p>
      </body>
   </text>
</TEI>