Al termine del processo di raccolta e analisi dei dati, ho constatato che l'inglese è ampiamente presente tra i parlanti della generazione Z. Nella comunicazione scritta, l'inglese appare in misura preponderante, spesso accompagnato dall'uso di emoticon per esprimere stati d'animo. Sebbene l'uso dell'inglese nella comunicazione orale sia significativamente inferiore rispetto alla comunicazione scritta, esso è comunque costantemente presente.
Analizzando diversi tipi di interazioni, è emerso che l'inglese viene prevalentemente utilizzato attraverso fenomeni di prestito linguistico. Rarissimi i casi considerabili code-switching, in cui cioè la parlante passa da un codice all’altro all’interno di un enunciato, secondo una mescolanza di codice che non si riduce all’uso di una forma lessicale specifica. Si osserva una riduzione dell’uso dell'inglese, accompagnata da parafrasi per chiarire il significato di determinati termini inglesi, durante le conversazioni con individui delle generazioni precedenti. Tuttavia, ho riscontrato anche casi in cui il linguaggio delle generazioni precedenti si adatta e si allinea a quello della Generazione Z. L'influenza dell'inglese è evidente in tutte le regioni analizzate, dimostrando una distribuzione uniforme a livello geografico. Sono stati riscontrati anche fenomeni di calchi semantici che evidenziano l'importante impatto dell'inglese sulla generazione Z, al punto che anche termini tipicamente italiani vengono utilizzati secondo le regole grammaticali e i significati della lingua inglese.
Per una parte della mia ricerca, ho scelto di non concentrarmi esclusivamente sui termini inglesi, ma di evidenziare un fenomeno che considero significativo: l'ampio uso di tecnicismi, che riguarda anche termini italiani. Infatti, l’analisi ha rivelato un ampio ricorso a tecnicismi legati a diversi ambiti linguistici. Ad esempio, l'influencer Federica Scagnetti, analizzata in § 3.2, specializzata principalmente in make-up utilizza numerosi tecnicismi del settore, non solo attraverso termini inglesi specifici, ma anche attraverso espressioni settoriali della lingua italiana.
Di seguito sono riportati alcuni articoli di giornale che avvalorano le conclusioni emerse dalle mie ricerche. Innanzitutto, un articolo di “Corriere del popolo Paese Roma.it”. L’articolo afferma infatti
[…] Una delle principali differenze tra Generazione Y e Generazione Z risiede nella conoscenza e nell’utilizzo dell’inglese scritto. I Millennial, infatti, sono più abituati a scrivere e, soprattutto, a utilizzare un linguaggio formale; un’eredità, questa, che arriva direttamente dal percorso scolastico e dall’utilizzo dell’inglese in ambito lavorativo, dove la comunicazione avviene soprattutto via email. Per gli appartenenti alla Gen Z, invece, l’inglese è parte integrante della quotidianità, è la principale lingua dello svago e la comunicazione avviene sui social o via chat, dove il linguaggio è prevalentemente informale […]
Quanto esposto in questo articolo conferma le mie osservazioni emerse attraverso la trascrizione e la successiva analisi di video riguardanti conversazioni tra membri della Generazione Z e delle generazioni precedenti. Dall'analisi di tali video e dal confronto con precedenti studi su conversazioni tra individui appartenenti esclusivamente alla Generazione Z, è emerso in modo evidente che i membri della Generazione Z utilizzano termini in lingua inglese in quantità maggiore e con maggiore frequenza rispetto ai membri delle generazioni precedenti.
Questo fenomeno è una conseguenza dei diversi percorsi di apprendimento delle due generazioni, come nuovamente affermato in questo articolo:
[…] Una delle principali differenze tra l’inglese dei Millennial e quello della Gen Z risiede nel percorso di apprendimento, che nel primo caso è avvenuto attraverso mezzi e canali più tradizionali, con un’influenza tecnologica limitata e, nella quotidianità, con un contatto minimo con la lingua inglese. Diversa, invece, la situazione per la Generazione Z, che ha e ha avuto un accesso facilitato alla lingua fin dai primi anni di vita e da sempre utilizza l’inglese anche nei momenti di svago […]
Grazie a un articolo pubblicato da “Educationmarketing.it”, possiamo vedere l’opinione dell’Accademia della Crusca sul gergo utilizzato dalla generazione Z:
[…] Sul gergo della Gen Z, è intervenuta l’Accademia della Crusca, con la raccolta “L’italiano e i giovani: come scusa? Non ti followo”, definendo il gergo dei giovanissimi come caratterizzato da una minore creatività e originalità rispetto ai precedenti
La Generazione Z si affida a detti altrui, tradizionali, tanto che il 70% del gergo degli adolescenti raccolto dai linguisti dell’Accademia, dal 2018 al 2022, risulta repertorio noto, ampliato solo dall’aumento dell’utilizzo degli anglicismi, che i giovanissimi di oggi masticano meglio di qualsiasi altra generazione (ad esempio “Cringe”, “boomer”, “snitchare”, “crush”, “shippare”, “trigger”).
Sempre all’interno di questo articolo troviamo anche la sintesi di una ricerca condotta da Skuola.net riguardo gli stessi temi. L’articolo afferma:
[…] Da una ricerca condotta da Skuola.net, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, il Ministero degli Esteri, l’Accademia della Crusca e CRI (Comunità Radiotelevisiva italofona), condotta su 2500 giovani tra 11 e 25 anni, è emerso che 2 su 3 ammettono di usare le parole gergali non solo tra coetanei, ma anche con i docenti a scuola e con i genitori. 1 su 5 dichiara di inserirli normalmente in qualsiasi tipo di discorso, il 47% solo quando “scappano” involontariamente, 7 ragazzi su 10 sostengono che andrebbero inseriti nel dizionario. […]
Anche questo articolo conferma le mie osservazioni. L'Accademia della Crusca evidenzia infatti come nel repertorio linguistico della Generazione Z vi sia un ampio utilizzo di anglicismi, e sottolinea inoltre che gli slang creati da questa generazione sono impiegati in quasi ogni tipo di discorso. Come già emerso nell'analisi della conversazione tra Elisa Maino e un appartenente alla Generazione X, accade frequentemente che il gergo di questa generazione venga utilizzato anche in modo involontario.